“Questo volume, nasce dalla mia passione e dalla conoscenza per il mondo della Psiche, dall’incontro con la sofferenza dei pazienti e dal non senso che ogni disagio psicologico comporta, ma anche dai germogli di vita nati e cresciuti lungo il processo dialogico, dialettico, con la consapevolezza che ogni sofferenza racchiude una perla di arricchimento interiore e collettivo.” Cosi si esprime Ferdinando Testa e questo volume si pone come un contenitore il cui fulcro è rappresentato dall’immaginazione e dalla sua più naturale, antica e autentica espressione: il sogno.
Il libro si snoda, come un gomitolo di lana, intorno all’idea junghiana che la Psiche sia fatta d’immagini, si arricchisce del pensiero di Hillman e di autori come Bachelard, Eliade, Durand che contribuiscono a dare un respiro alla funzione dell’immaginazione, recuperando la sua valenza filosofica, religiosa, antropologica. Tutto ciò come in una sorta di mandala, il cui centro, rappresentato dal pensiero di Jung, dal suo lavoro clinico, dalle sue esperienze e dai suoi studi, è affiancato dalla conoscenza d’altri autori, tra cui Yoram Kaufmann, Lopez Pedraza e Nathan Schwartz-Salant e da diversi autori junghiani che si sono occupati dell’applicabilità della psicoterapia junghiana. Allora, l’immaginazione, che non è la fantasia, permette al paziente una comprensione dei propri vissuti e delle proprie emozioni, non attraverso un’immediata concettualizzazione e spiegazione, ma fornendogli la possibilità di far rivivere il suo mondo interiore e di pensare l’impossibile.
Il dialogo tra le diverse componenti del pensiero junghiano ((archetipica, evolutiva e relazionale), trova nel sogno, il luogo di sintesi dove fenomenicamente è possibile rintracciare l’unità del pensiero junghiano nelle sue diverse molteplicità. Il sogno diventa luogo della relazione intrapsichica del paziente col mondo delle sue parti, termometro della relazione transferale/controtransferale e spazio d’apertura alla dimensione archetipica.